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Attese lunghissime, 70mila pugliesi rinunciano a curarsi

Pubblicato | da Michele Tursi

Puglia bocciata per efficienza sanitaria. La regione è risultata al penultimo posto nella classifica dell’istituto di ricerca economica e sociale Demoskopica. Peggio soltanto la Calabria, poco meglio la Sicilia. In testa Trentino Alto Adige, Lombardia e Lazio. L’indagine è stata realizzata considerando sette indicatori: soddisfazione sui servizi sanitari, mobilità attiva, mobilità passiva, quota di rinuncia a curarsi per le liste d’attesa, spesa sanitaria, quota famiglie soggette a spese socio-sanitarie Out Of Pocket catastrofiche e quota famiglie impoverite a causa di spese socio-sanitarie Out Of Pocket

Liste d’attesa interminabili – Tra i primati negativi della Puglia le lunghissime liste d’attesa. Lo studio rileva che in Italia circa 500 mila persone hanno rinunciato a curarsi a causa delle liste d’attesa. Accedere alle prestazioni sanitarie presenta i tempi di attesa più rilevanti in Calabria che con l’1,9% di tasso di rinuncia rilevato e 37 mila residenti rinunciatari, ottiene il punteggio più basso (5,3 punti). A seguire la Puglia (5,8 punti) con ben 69 mila soggetti che hanno rinunciato a curarsi, pari all’1,7% e la Sardegna (7,4 punti) con circa 21 mila rinunciatari pari ad una quota dell’1,3%. Tempi d’attesa significativamente minori in Trentino Alto Adige (100 punti), Lombardia (69 punti), Umbria (54,8 punti) e Liguria (45,6 punti).

Grafico SanitàPoveri per curarsi – L’indicatore “famiglie impoverite” esprime, in termini percentuali, le famiglie residenti che a causa delle spese sanitarie out of pocket (farmaci, case di cura, visite specialistiche, cure odontoiatriche, etc.) si sono impoverite scendendo al di sotto della soglia di povertà. A meritare il ranking migliore in questa graduatoria è il Lazio (100 punti), con una quota percentuale di appena lo 0,1% di nuclei familiari piombati al di sotto della soglie di povertà stimabile in circa 2.600 famiglie. A seguire, il Piemonte (82,5 punti) con una quota dello 0,2% pari a circa 4 mila famiglie, l’Umbria (60,9 punti) con una quota di poco superiore allo 0,2% pari a poco meno di 800 nuclei familiari e le Marche con una quota dello 0,3% pari a circa 2 mila famiglie. A finire al di sotto della soglia di povertà a causa delle spese sanitarie out of pocket, soprattutto le famiglie in Calabria (7,2 punti) con una quota dell’1,9% quantificabile in circa 15 mila nuclei familiari. Seguono la Campania (9,3 punti) con una quota dell’1,5% pari a oltre 32 mila famiglie, la Sardegna (10,1 punti) e la Puglia (10,2 punti) entrambe con una quota che si aggira all’1,4% coinvolgendo nel processo di impoverimento rispettivamente 10 mila e 22 mila nuclei familiari.

Taranto e riordino ospedaliero – L’esito dell’indagine non sorprende. In Puglia, infatti, ci sono profonde di criticità sotto il profilo dell’assistenza sanitaria, Taranto è sicuramente tra queste. L’area ionica, infatti, pur vivendo un’emergenza sanitaria e ambientale, soffre gravissime carenze di personale e posti letto. Carenze che il nuovo ospedale San Cataldo ancora in fase di progettazione potrà colmare solo nel medio e lungo periodo. E’ evidente che nel frattempo occorrono misure urgenti e concrete per fronteggiare l’emergenza. La vicenda Taranto si inserisce, però, in un quadro generale in cui la giunta regionale non ha ancora sciolto il nodo del riordino ospedaliero “congelato” dal presidente Michele Emiliano in attesa del confronto con la direzione generale del Ministero della Salute. Una mossa che ha, finora, consentito ad Emiliano di confrontarsi con l’applicazione del D.M. 70 e della direttiva comunitaria sugli orari di lavoro che rischia di provocare soprattutto nel breve periodo disservizi e incongruenze anche alla luce della attuale dotazione organica, largamente incompleta, e della particolare conformazione geografica di alcuni territori.