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Ilva, l’intrigo continua. Con Mittal 2000 esuberi a Taranto? Jindal rilancia?

Pubblicato | da Michele Tursi

Intrigo Ilva, parte seconda. In questo momento nessuno sta stappando bottiglie per festeggiare. Nemmeno ArcelorMittal e Marcegaglia che secondo i commissari straordinari Gnudi, Carruba e Laghi, hanno presentato l’offerta migliore sotto il profilo economico. Per ora le notizie ufficiali si fermano qui. Anzi, va aggiunto l’incontro con i sindacati fissato dal ministro allo Sviluppo economico per il 30 maggio a mezzogiorno dopo il quale Calenda “assumerà le proprie determinazioni” sulla proposta di Am Investco (85% ArcelorMittal 15% Marcegaglia, copertura finanziaria di Intesa San Paolo).

Realisticamente è difficile ipotizzare che il Governo smentisca i commissari straordinari, ma la procedura non è tecnicamente chiusa e, quindi, almeno in teoria, cambiamenti sono possibili. Ed è nelle pieghe di questa eventualità che sembra insinuarsi l’iniziativa di Jindal, Cdp, Arvedi Del Vecchio. Secondo quanto riportato da Repubblica, Acciaitalia avrebbe comunicato al Mise ed ai commissari la disponibilità di aumentare di 600 milioni di euro l’offerta economica, in modo da pareggiare quella dei rivali. In questo modo Jindal tenta di rientrare in gioco facendo leva anche sulla migliore valutazione ottenuta sulle componenti ambientale e industriale.

Non finisce qui. Dal raffronto effettuato dai commissari Ilva, dalla proposta Am Investco emergerebbe una sensibile riduzione dell’occupazione quantificabile intorno alle 2000 unità per il mancato utilizzo di Afo/2 nel periodo 2018/2023. Altri 1800/2000 lavoratori potrebbero risultare in esubero a seguito del rifacimento di Afo/1. Arcelor e Marcegaglia si sono, comunque, affrettati a spiegare che le ricadute occupazionali possono subire variazioni.

La procedura di vendita non prevede la possibilità di rilanci. Ma la cessione di un impianto che occupa 11mila persone ed è stato definito strategico per il Paese, non può ignorare valutazioni e componenti anche successive al giudizio espresso dai commissari.  C’è il rischio, però, di scatenare l’ennesima contesa tecnico-legale; una guerra di ricorsi di sicuro allungherebbe i tempi di vendita. Non bisogna dimenticare, infine, che quando il Governo si sarà espresso, entrerà in gioco la valutazione dell’antitrust Ue che ha già ammonito i due contendenti. Partita chiusa? Niente affatto, l’intrigo continua.