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L’appello dell’ex ministro Bray: Salviamo la Concattedrale di Taranto, capolavoro dell’architettura moderna

Pubblicato | da Angelo Di Leo

“La Concattedrale cade a pezzi”. Fu Guglielmo Motolese in persona, ormai vescovo emerito, ad inviare un appunto scritto alla redazione Cronaca del Corriere del Giorno. Parliamo dei primissimi anni del 2000. Il giornale della città (eh già, ecco l’importanza di averne uno storico e inossidabile…!) si mobilitò.

Su quel biglietto, uno schizzo di biro raffigurante la vela di Giò Ponti… e una frase: il grido di dolore del vescovo che trent’anni prima aveva affidato al grande architetto milanese l’incarico di disegnare la Concattedrale. L’opera avrebbe spostato Taranto verso est e, puntando su via Dante, navigando tra Mar Piccolo e Mar Grande, con la sua Vela riflessa nelle vasche sarebbe presto diventata il riferimento dell’inarrestabile espansione urbanistica della città dell’Italsider e della Marina Militare.

Il Corriere, al capezzale di questo capolavoro d’arte moderna, inviò un cronista che a sua volta, con il parroco di allora, salì in cima alla vela… e il giorno dopo titolò. “La Concattedrale cade a pezzi”. Benigno Papa, vescovo in carica, ci mise poco a realizzare che alla comunità tarantina, non solo a quella credente, un segnale andava dato e anche forte. Il Corgiorno lanciò una campagna di sensbilizzazione e raccolta fondi. Qualche lavoro in effetti fu cantierizzato. Ma non l’opera di profonda ristrutturazione che forse la causa meritava.

Adesso, ci risiamo. La Concattedrale cade di nuovo a pezzi e stavolta l’appello giunge dall’ex ministro della Cultura, Massimo Bray, che rilancia il grido di dolore dalla sua bacheca facebook e auspica un pronto intervento strutturale. Profondo.

Ecco il post di Massimo Bray, pubblicato ieri sera su Fb: “Una delle straordinarie opere di Gio Ponti, la Concattedrale di viale Magna Grecia a Taranto, giace nel degrado. Da tempo gli sforzi della sola Arcidiocesi non bastano a tutelare dai segni del tempo un luogo studiato in tutto il mondo dagli storici dell’architettura (per la facciata e gli esterni) e del design (per i suoi raffinati interni). La Concattedrale purtroppo conosce un deterioramento che non riguarda solo lo stato di conservazione dell’edificio, considerato dagli studiosi uno dei possibili testamenti spirituali di Ponti, ma anche il modo in cui il valore di questo luogo è diffuso e comunicato ai cittadini (compresi i tarantini), ai turisti e a tutti gli appassionati di cultura.

Sono convinto che su questo secondo tipo di “deterioramento” sarebbe più facile agire subito, in vista di un impegno maggiore e più strutturato di restauro. Penso ad esempio a ridare vita allo specchio d’acqua, oggi completamente asciutto, nel quale la facciata della chiesa si rifletteva, secondo il progetto originale pontiano. Ma questo è solo un esempio e sarebbe solo l’inizio. Se vogliamo salvare questo monumento è opportuno agire tempestivamente. Il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci – e l’Arcivescovo Filippo Santoro – meritano tutto il sostegno possibile da parte della cittadinanza tarantina e della comunità nazionale. Certamente hanno il mio. Difendere e tutelare la Concattedrale di Taranto, e nel contempo rilanciare nel dibattito culturale nazionale e internazionale il valore di questo capitolo della storia dell’architettura italiana contemporanea, potrebbero essere le prossime due tappe di un percorso di riscatto, iniziato con la rinascita del Museo Nazionale Archeologico, che questo territorio aspetta ormai da troppo tempo”.