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Taranto, trattati come schiavi. In manette imprenditore e “caporale”. Video

Pubblicato | da Michele Tursi

Lavoravano fino a 17 ore al giorno, con una paga di 4 euro all’ora. Dal misero compenso venivano sottratte le spese di vitto e alloggio. Alla fine ai braccianti restavano poco più di 1,5 euro all’ora. Chi provava a ribellarsi o a denunciare, veniva minacciato, oppure subiva violenze e aggressioni. Così venivano trattati 35 braccianti agricoli rumeni, di cui una quindicina donne, occupati in un’azienda della provincia di Taranto, tra Castellaneta e Ginosa.

COME SCHIAVI – “Condizioni di quasi schiavitù” le ha definite senza esitazioni, il comandante dei carabinieri di Taranto, col. Andrea Intermite. Gli operai vivevano in un casolare in agro di Ginosa Marina in condizioni precarie dal punto di vista igienico-sanitario. Due soli bagni all’esterno e sei docce che potevano essere utilizzate a gruppi di sei persone per volta e per non più di cinque minuti. “Inoltre – ha spiegato il col. Intermite – l’acqua calda quasi sempre finiva dopo il primo turno e gli altri erano costretti a lavarsi con l’acqua gelida anche in pieno inverno”. Il “caporale”, anch’egli rumeno, tratteneva dalla paga 120 euro al mese come fitto e 50 euro alla settimana per l’approvvigionamento di cibo e altri beni di prima necessità. Il capannone in cui alloggiavano è in aperta campagna, per cui accadeva spesso che i braccianti rimanessero privi di viveri per giorni interi.

GLI ARRESTI – L’operazione anti-caporalato dei carabinieri del Comando Provinciale di Taranto e del Nucleo carabinieri Ispettorato del Lavoro è scattata questa mattina. L’attenzione dei militari si è concentrata nei confronti del titolare di un’impresa agricola di 43 anni, di Ginosa Marina (S. F. le sue iniziali) e del suo fidato “caporale” rumeno di 25 anni (P.M.A), entrambi colpiti da misure cautelari in carcere. I due sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di intermediazione illecita di manodopera e sfruttamento aggravata del lavoro, estorsione, furto aggravato, lesioni personali, tentata violenza privata in concorso. Nel corso dell’operazione è stato effettuato il sequestro preventivo dell’immobile-dormitorio e dei due bus utilizzati per il trasporto dei braccianti, per un valore complessivo di circa 300mila euro. Sono state comminate sanzioni amministrative per 114mila euro; 400mila euro di multa per violazione delle norme di prevenzione e sicurezza sul lavoro. E’ stata accertata un’evasione contributiva per quasi 4 milioni di euro.

Le misure restrittive sono state emesse dal Gip del Tribunale di Taranto Giuseppe Tommasino, su richiesta del sostituto procuratore Giorgia Villa. Alle indagini hanno partecipato i carabinieri di Taranto, quelli del Nucleo Ispettorato del Lavoro e della compagnia di Castellaneta.  L’operazione ha coinvolto 20 militari, un elicottero del 6° Elinucleo Carabinieri di Bari ed una unità cinofila del Nucleo Cinofili Carabinieri di Modugno. I particolari sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa cui hanno preso parte il col. Intermite, il maggiore Biagio Marra, comandante della compagnia di Castellaneta e il maresciallo Cosimo D’Amone, comandante del Nil.

LA DENUNCIA DEL SINDACATO – Le indagini sono scaturite dalla denuncia effettuata dalla Flai Cgil nello scorso mese di febbraio. Il sindacato portò alla luce il caso di 5 braccianti rumeni sfruttati e maltrattati. Da quell’episodio sono iniziate una serie di attività investigative: pedinamenti, appostamenti, perquisizioni e ispezioni sul posto. Gli inquirenti hanno così portato alla luce la condotta illecita dei due arrestati. I braccianti lavoravano nei campi alla raccolta di agrumi e ortaggi e successivamente al confezionamento delle cassette di frutta e verdure pronte per essere vendute. Dopo un lungo periodo di lavoro in nero, alcuni operai sono stati regolarizzati. Ma per molti di loro è stato accertato un singolare sistema di pagamento. Il salario veniva erogato con un assegno che i lavoratori incassavano in banca. All’uscita, però, ad attenderli c’era il caporale il quale tratteneva per sè le quote per il fitto e le altre spese. I braccianti subivano, inoltre, un clima di intimidazione. Una lavoratrice è stata picchiata perchè sospettata di aver fatto la “spia” con i carabinieri. Un altro bracciante è stato prelevato e portato in un luogo isolato dove è stato pestato dal caporale e da altre tre persone. Una vera e propria spedizione punitiva.

https://youtu.be/psxO_kLFdqw