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Quel pranzo di Pertini con le tute blu dell’Italsider

Pubblicato | da Giuseppe Stea

(leggi 1 2 34 5 6  – 7.)

Si avvicinano le elezioni amministrative e il Consiglio comunale, presieduto dal Sindaco Giuseppe Cannata (PCI) che nel 1976 aveva sostituito, con una maggioranza di sinistra, Leonardo Paradiso (DC) approva all’unanimità l’istituzione di sei consultori familiari, fortemente voluti anche dalle organizzazioni delle donne (UDI, Lilith e donne evangeliche) presenti durante i lavori del Consiglio per sollecitarne l’approvazione.

Giuseppe Cannata
Giuseppe Cannata

Nella stessa seduta vengono conferiti gli incarichi per la redazione di alcuni piani urbanistici; anche questo provvedimento significativo viene approvato all’unanimità e ottiene il plauso delle organizzazioni sindacali e dell’ordine degli ingegneri.
Nonostante i ripetuti pareri contrari, l’insediamento di una centrale a carbone a Taranto continua ad incombere a causa della decisione del Governo nazionale di procedere in tale direzione. Ma le forze contrarie, numerose ed agguerrite, continuano a far sentire la loro voce, con l’Amministrazione comunale alla testa. Una delegazione viene ricevuta dal Governo e nel corso dell’incontro il Ministro Andreatta ribadisce la volontà del Governo di insediare la centrale a carbone a Taranto; ma deve prendere atto della forte contrarietà presente in città. La situazione è sicuramente difficile e delicata. Il Consiglio comunale, con la sola eccezione del PLI, vota un documento che richiede una verifica di tutte le possibili compatibilità dell’installazione di una centrale termoelettrica a carbone con l’inquinamento e lo sviluppo della città.

Le perplessità presenti nel Consiglio comunale e nell’intera città, anche di fronte a prese di posizione possibiliste come quelle del Consiglio di fabbrica della Belleli e del segretario nazionale della CISL Pierre Carniti, venivano rafforzate, sul piano più propriamente scientifico, da Camillo Dejak, chimico fisico ed ex rettore dell’Università di Venezia, che in una conferenza stampa affermava con chiarezza “mi meraviglia che la si vuole affiancare ad un’altra industria primaria come il siderurgico”.

Che la situazione ambientale di quell’area sia fortemente “a rischio” viene ulteriormente confermato dalla pubblicazione dell’indagine svolta dalla Magistratura sulla Cementir; dando ragione alle tesi del sindacato, che aveva richiesto l’avvio dell’indagine, viene affermato che all’interno della Cementir nel corso del normale ciclo produttivo, i lavoratori sono soggetti a contrarre, in percentuale piuttosto rilevante, broncopatie e diminuzioni della capacità uditiva. Il Magistrato ordinava quindi all’azienda di rimuovere le cause delle malattie.
Nella città vecchia intanto vengono ultimati i lavori del primo stralcio di “Vicoli 1”, da vico Greco a Vico San Gaetano; con tali lavori ricomincia ad affiorare il volto nuovo di una parte della città, per troppo tempo abbandonata al degrado.

Sandro Pertini mentre parla agli operai dell’Italsider
Sandro Pertini mentre parla agli operai dell’Italsider

Taranto riceve, con grande entusiasmo, la visita del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, il quale accoglie l’invito degli operai dell’Italsider e fa inserire nel programma della visita il pranzo nella mensa Italsider insieme agli operai. Intensissimo il suo programma: accolto da una salva di 21 colpi di cannone da parte della flotta al momento del suo passaggio sul lungomare, si reca, oltre che all’Italsider, alla Prefettura, al Comune, all’Ammiragliato e al Museo; quindi prosegue verso Martina Franca.

Dopo sette anni viene finalmente approvato il nuovo Piano commerciale della città, che puntava ad un riequilibrio tra le diverse zone della città e soprattutto tra le zone del tradizionale commercio tarantino e le periferie. Una scelta che sicuramente entrava in “rotta di collisione” con interessi consolidati e con visioni quindi “conservatrici”. Interessi che si manifestano anche nell’”opposizione” al trasferimento del mercato di Piazza Marconi a quelli della BESTAT e della Fadini.
Si fa sempre più l’appuntamento elettorale per il rinnovo dei Consigli comunali; le segreterie provinciali di DC, PCI, PSI, PSDI e PRI sottoscrivono un documento in cui si impegnano a mettere lo stop alle crisi negli enti locali per permettere appunto una proficua attività di fine consiliatura a tutti i consessi che saranno rinnovati.

In questo clima di positiva unità, il bilancio preventivo 1980 del Comune di Taranto viene approvato anche dalla DC, mentre PLI e MSI votano contro. Viene fatto un ulteriore passo in avanti verso lo smantellamento di Piazza Marconi, con l’approvazione del progetto che destina quest’area a verde attrezzato; viene approvato anche il Programma urbanistico d’attuazione. L’assessore Filippo Di Lorenzo, tra le altre cose, affermava che “era veramente necessario dare risposte concrete alla fase di programmazione accumulata in tutti questi anni di sviluppo tumultuoso ed irrazionale; ora bisogna pensare anche al futuro e programmare un’espansione corretta”.

Nel suo intervento il capogruppo DC, Angelo Giudetti, nel motivare il voto favorevole al provvedimento dichiarava: “dai dati del PPA si evince che il Piano regolatore generale già da adesso non è più attuale, forse perché uno strumento del genere deve avere una vita più corta, e perché il nostro, in particolare, è sovralimentato, dilatato, antieconomico. Le troppe varianti lo hanno già deturpato. Forse bisogna già pensare ad un nuovo Piano regolatore.”
I lavori del Consiglio si concludevano con l’assegnazione dei suoli a 55 cooperative edilizie e con decine di provvedimenti approvati all’unanimità.
Veniva approvato anche il piano particolareggiato per “Torre Rossa” in cui veniva ipotizzata la creazione di nuove strutture ricreative, commerciali, culturali ed alberghiere, salvando così l’ippodromo, costruito in maniera abusiva, dal rischio di abbattimento con relativa perdita del posto di lavoro per 50 addetti.
La parola tornava quindi agli elettori.

il comizio di Enrico berlinguer
il comizio di Enrico berlinguer

Il segretario liberale Valerio Zanone era il primo, tra i leader nazionali, ad aprire la campagna elettorale; per il PCI, tra gli altri, parlavano a Piazza della Vittoria il segretario nazionale Enrico Berlinguer e Giorgio Napolitano.
Si votava l’8 giugno

Partiti voti %
DC 51.508 36.6
PCI 50.119 35.6
PSI 13.757 9.8
MSI-DN 9.248 6.6
PSDI 5.483 3.9
PRI 5.361 3.8
PLI 2.771 2.0
L. RAD. P 781 0.6
INDIPENDENTI 950 0.7
LISTA ECOLOGICA 597 0.4
Elezioni amministrative – 8 giugno 1980 – Fonte: Ministero dell’Interno

Rispetto alle elezioni amministrative di cinque anni prima la DC mantiene inalterato il suo consenso; il PCI incrementa i consensi (+ 2.2%). Il PSI ha un lieve arretramento, il PSDI vede un sostanziale incremento (+1,6%), il PRI ha una sostanziale conferma, il MSI un significativo arretramento, il PLI una sostanziale conferma dei consensi precedenti.
Dallo scrutinio delle schede emerge inoltre un grande rinnovamento del Consiglio comunale: ben 23 consiglieri su 50 sono nuovi.
Il nuovo Consiglio comunale risultava così composto:
Gruppo “Democrazia Cristiana”: PARADISO Leonardo, MIGNOGNA Cosimo, GIUDETTI Angelo, ANDRISANI Vincenzo Raffaele, BASSANO Beniamino, FESTINANTE Luigi, LOREA Giulio Cesare, MONFREDI Cosimo, BOCCUNI Francesco, RUGGIERO Alberto, MANCINI Luigi, MITIDIERI Antonio, MELUCCI Nicola, BALZANELLI Graziano, ORLANDO Giuseppe, SPERTI Carmine, CALZOLARO Mario, DE VIETRO Giuseppe, GRAVAME Cosimo
Gruppo “Partito Comunista Italiano”: CANNATA Giuseppe, MICELI Leonardo, BATTAFARANO Giovanni, ANGELINI Angelo, STEFANO Ippazio, ANZOINO Tommaso, D’IPPOLITO Eneide, GALATONE Rocco, GRIFONI POLIDORI Edvige, LATANZA Cosimo, SEMERARO Francesco, ARESTA TOMASSINI Maria Paola, BERTETTI Nicola, MORELLO Giuseppe, INTELLIGENTE Augusto, PORTACCI Cataldo, BONIFAZI Giacomo, POLLICORO Vincenzo
Gruppo “Partito Socialista Italiano”: GUADAGNOLO Mario, DI LORENZO Filippo, ARMENTANI Michele, INDELLICATI Domenico, LAMANNA Eustachio
Gruppo “Movimento Sociale Italiano”: ROMANO Alessandro, CITO Giovanni, RUOCCO Alberto
Gruppo “Partito Socialista Democratico Italiano”: LATAGLIATA Emanuele, FULLONE Pasquale
Gruppo “Partito Repubblicano Italiano”: DE MARZO Giuseppe, BAILARDI Giovanni
Gruppo “Partito Liberale Italiano”: GIGANTE Vincenzo

Anche nel post-voto scintille in casa repubblicana, con l’unione comunale che contesta vigorosamente alcune dichiarazioni del segretario provinciale, Antonio Augusto, sulle elezioni comunali di Taranto.

Il segretario provinciale democristiano, Giuseppe Bagnardi, dichiara “voglio dire con estrema franchezza che non sono per niente soddisfatto. Il comportamento elettorale merita un’analisi attenta e spregiudicata.”; di tutt’altro tenore la dichiarazione, riferita soprattutto al Comune di Taranto, del segretario comunista Cosimo Fretta: “l’avanzata del PCI, che si accompagna a quella dell’intera sinistra, sta a significare con estrema chiarezza che l’elettorato ha premiato il buon governo.”. Il segretario socialista Mario Guadagnolo dichiarava che “il voto ha di fatto confermato la validità della coalizione di sinistra al Comune”. Posizione analoga veniva assunta dall’unione comunale del PRI.
Dopo le dichiarazioni sul voto si apre subito la prospettiva per la formazione delle giunte; la DC dichiarava di essere pronta al confronto con la più ampia disponibilità, “mettendo a disposizione le cariche di Sindaco e di Presidente dell’Amministrazione provinciale”.
Il PLI dichiarava la sua netta contrarietà a soluzioni che vedessero i comunisti presenti nelle Giunte.
Il PRI, con il suo neo-segretario dell’unione comunale Franco Aversa che sostituiva Giuseppe De Marzo eletto consigliere comunale, invitava a “considerare l’opportunità di approfondire gli aspetti programmatici e gestionali della costituenda amministrazione, tenendo conto della gravità dei problemi della comunità locale.”
Nel PSI emergevano divisioni sulla prospettiva al Comune: insieme all’ipotesi di riconferma della Giunta di sinistra si manifestava esplicitamente una posizione contraria, sostenuta dalla componente avente a riferimento Craxi e De Michelis.
Si facevano sentire i sindacalisti socialisti che si esprimevano chiaramente per la riconferma della Giunta di Sinistra.
In questa situazione la segreteria socialista assumeva una posizione di “mediazione” affermando “prima facciamo il programma e poi vediamo chi è disponibile”; confermando una sorta di sintonia, anche l’unione comunale del PRI ribadiva la posizione già assunta: “approfondiamo programma e gestione”.
Il PCI rompe gli indugi e da una riunione dei suoi organismi dirigenti fa scaturire la decisione di promuovere un incontro con i partiti che facevano parte della Giunta uscente (PSI, PSDI, PRI), nominando una delegazione per seguire le fasi delle trattative. Anche il PSI si prepara alla fase di trattative che si apriva nominando una propria delegazione54. Veniva quindi convocato l’incontro, ma l’assenza del PSDI ne determinava il rinvio; un’assenza tutta politica in quanto il PSDI non prendeva esplicita posizione per la continuità dell’esperienza amministrativa al Comune, ma si dichiarava “per la costituzione, ovunque, di più larghi e rappresentativi governi e per la pari dignità tra i partiti.”
All’iniziativa del PCI si affiancava quella del PSI che convocava degli incontri bilaterali con DC, PCI, PDSI, PRI e PLI.
A conclusione di tali incontri un attivo del PSI si conclude con l’approvazione di un documento in cui si riconferma l’orientamento per la riproposizione della Giunta di sinistra al Comune, in un rapporto più dialettico con il PCI e più stretto con gli altri partiti laici e socialisti.
Dopo gli incontri promossi dal PSI, anche l’unione comunale del PRI convoca ulteriori incontri bilaterali.
Nel mezzo di queste trattative l’Italia intera viene scossa dal terribile attentato terroristico e fascista alla stazione di Bologna dove una bomba posta nella sala d’attesa mieteva decine di vittime: immediata ancora una volta la reazione democratica della città di Taranto e dell’intera provincia.

Migliaia e migliaia di persone partecipano alla manifestazione indetta unitariamente a Piazza della Vittoria, sui posti di lavoro scatta la mobilitazione; insomma viene immediatamente avvertito come l’attentato mirava al cuore della Democrazia italiana.
Riprese le trattative per le Giunte emerge con tutta evidenza il nodo politico: la DC chiede di varare alla Regione, alla Provincia ed al Comune giunte omogenee, non trovando l’accordo degli altri partiti, ma introducendo un notevole elemento di “condizionamento”.
Ed era proprio la DC a convocare un incontro collegiale dei partiti, che aveva luogo presso la sede provinciale DC, con esito “interlocutorio”.
Dopo una serie di rinvii le delegazioni tornano a riunirsi e viene deciso di puntare all’elaborazione di una piattaforma politica complessiva da valere quale riferimento per l’individuazione e la risoluzione di più gravi problemi della comunità jonica.
Il lavoro procede spedito e si arriva alla stesura di un documento politico diviso in 11 punti: “sviluppo e politica industriale”, “trasporti”, “inquinamento, problemi ecologici, centrale carboelettrica”, “artigianato”, “porto turistico”, “assetto del territorio”, “pubblica istruzione”, “università”, “spesa pubblica”, “sanità”, “edilizia economica e popolare”.
Irrisolto il nodo della composizione delle Giunta, per la quale PCI, PSI e PRI ribadivano il proprio orientamento per la conferma della Giunta di sinistra, mentre il PSDI subordinava la scelta al Comune di Taranto alla definizione delle scelte a livello regionale, anche se al suo interno si manifestavano opzioni diverse; infatti il segretario provinciale Pignatelli era dell’avviso che il quadro politico del Comune avrebbe dovuto essere omogeneo a quello della Regione Puglia, mentre Pasquale Fullone manifestava posizione contraria. Intanto i capigruppo consiliari decidevano di convocare il Consiglio per il 22 settembre.
Che Taranto avesse una valenza nazionale veniva confermato da un telegramma della direzione nazionale repubblicana all’unione comunale con il quale si intimava “sospendete le trattative”, avocando a sé le stesse.
Questa presa di posizione, insieme all’ingresso del PSDI nella Giunta della Regione Puglia, introduceva indubbiamente un fatto assolutamente nuovo nel quadro politico tarantino.
La DC convoca un incontro coi partiti laico-socialisti con l’evidente obiettivo di “omogeneizzare” le Giunte al Comune e alla Provincia con quella della Regione Puglia. La DC si trova di fronte però la ferma opposizione del PSI che ribadiva il suo orientamento per la riconferma della Giunta di sinistra al Comune.
Il Consiglio del 22 settembre non porta a nessuna soluzione, ma nel dibattito politico che si sviluppa il PRI rivendica all’unione comunale la competenza e l’autonomia per decidere a quale Giunta aderire, ponendosi così in chiara polemica con la propria direzione nazionale e il socialdemocratico Pasquale Fullone esprime la sua contrarietà nei confronti di un pentapartito DC, PSI, PSDI, PRI, PLI e nei confronti della discriminazione di qualsiasi partito.
Analoga riunione infruttuosa alla Provincia.
La situazione è in grande fermento: l’unione comunale del PRI incontra i responsabili della direzione nazionale ed ottiene l’autorizzazione a portare avanti le trattative.

Ma il Consiglio comunale, riconvocato per il 2 ottobre, risulta di nuovo infruttoso: Cannata ottiene 22 voti (PCI e PSI), mentre 24 sono le schede bianche (DC, PRI, PSDI e PLI) e 3 i voti di Sandro Romano (MSI).
Tornano ad incontrarsi i quattro partiti della Giunta uscente e raggiungono l’accordo; si va in Consiglio il 10 ottobre. Ma le manovre continuano: il segretario nazionale del PSDI, Pietro Longo, interviene sul suo partito per bloccare la continuazione della trattativa. Si vara quindi una Giunta minoritaria PCI-PSI, con Sindaco Cannata; la DC si astiene dal voto, mentre PSDI, PRI e PLI votano scheda bianca e il MSI sostiene Sandro Romano.
Dopo qualche giorno è convocato il Consiglio provinciale per l’elezione di Presidente e Giunta: superato il rischio di un rinvio della seduta in quanto il capogruppo comunista permette alla maggioranza di attendere qualche consigliere di maggioranza “ritardatario”, nonostante qualche componente del suo gruppo sollecitasse di abbandonare l’aula per poi attaccare l’insipienza della maggioranza che stava per formarsi.
Quella dei “ritardatari” era un “trappolone”, perché la DC non aveva interesse a chiudere la partita alla Provincia, ma al contrario voleva tenere sulla corda gli altri alleati sperando che questi creassero difficoltà alla maggioranza di sinistra al Comune. Neutralizzato il “trappolone”, i “ritardatari” potevano raggiungere il salone degli Stemmi dove Paolo Tarantino veniva rieletto Presidente con una Giunta formata da DC, PSI, PSDI e PRI.
Dopo qualche giorno al Comune PSDI e PRI entravano in Giunta, riconfermando sindaco Giuseppe Cannata.
Uno dei punti programmatici della Giunta è un ribadito NO all’insediamento della centrale carboelettrica a Taranto.
La giunta comunale risultava composta dal Vice Sindaco LAMANNA Eustachio (P.S.I.), dagli Assessori effettivi ANZOINO Tommaso (Indipendente), ARMENTANI Michele (P.S.I.), BATTAFARANO Giovanni (P.C.I.), DE MARZO Giuseppe (P.R.I.), DI LORENZO Filippo (P.S.I.), D’IPPOLITO Eneide (P.C.I.), FULLONE Pasquale (P.S.D.I.), GUADAGNOLO Mario (P.S.I.), INTELLIGENTE Augusto (P.C.I.) e dagli Assessori supplenti BAILARDI Giovanni (P.R.I.), LATAGLIATA Emanuele (P.S.D.I.).