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Taranto senza Ilva, delusione e rabbia scendono in piazza

Pubblicato | da Michele Tursi

Qualcuno, con una buona dose di sarcasmo, lo ha definito il “funerale della città”. Il sit in di protesta “Taranto senza Ilva” ha portato in piazza sentimenti diversi. Delusione innanzitutto per l’operato del Movimento 5 Stelle. Pochi mesi fa hanno fatto man bassa di voti, mandando in Parlamento un filotto di deputati e senatori che in campagna elettorale si erano spesi (insieme ai vertici del movimento) per “la chiusura delle fonti inquinanti e la riconversione industriale”.

Così, mentre tutta Italia plaude all’accordo tra Arcelor Mittal e sindacati, benedetto e voluto dal ministro Luigi Di Maio, la città fabbrica esplode di rabbia. Appena 5 mesi fa la piazza salutava i pentastellati come i nuovi salvatori della Patria. Ieri ne chiedeva le dimissioni. Dalle stelle, alle stalle. E’ toccato a Rosalba De Giorgi, catapultata dagli schermi televisivi dei tg locali, ai banchi di Montecitorio. Coraggiosamente, ha voluto metterci la faccia. Si è presentata in piazza ed ha tentato di spiegare l’operato della maggioranza di cui ora fa parte. Non ne ha avuto il tempo. E’ stata sopraffatta da chi l’accusava di tradimento e da chi ne chiedeva le dimissioni, costretta a fare retromarcia protetta da un cordone di polizia (abbiamo documentato tutto in diretta sulla nostra pagina Facebook, ndr).

C’è una parte di Taranto che non vuole più l’Ilva. Questo è un dato di fatto con il quale anche il nuovo governo ed i nuovi proprietari della fabbrica devono imparare a confrontarsi. L’altro dato incontrovertibile è che questo fiume carsico anti-Ilva periodicamente viene alla luce, ma è disperso in mille rivoli che non riescono a confluire l’uno nell’altro e quindi non guadagnano terreno. Circa dieci anni fa AltaMarea sfiorò l’impresa. Alle ultime politiche il M5S aveva riacceso le speranze. Ora, quella parte di Taranto, appare stordita. Tenta di reagire, ma la voce è sempre più flebile. Sovrastata dalle fanfare dei nuovi conquistadores.