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Deputati M5S contestati a Taranto

Pubblicato | da Redazione

Non è il 27 luglio 2012, quando decine di operai si presentarono alla conferenza stampa convocata in via Duomo dal prefetto Ferrante, allora presidente dell’Ilva, 24 ore dopo il sequestro dell’area a caldo. Non è il 29 luglio 2016, quando a centinaia i No ILVA manifestarono nei pressi del MarTa mentre Renzi inaugurava il piano della Preistoria.

E’ il 17 febbraio 2019 (la nostra diretta). E a Taranto, undici mesi dopo il boom elettorale (anche pugliese e meridionale) i parlamentari cinquestelle subiscono una plateale contestazione sullo stesso tema del 2012, del 2014, di tutte le fiaccolate e le discese in piazza che tra i due mari hanno segnato la storia dal 2009 a poco fa, nella sala convegni dell’Hotel Plaza. L’Ilva oggi si chiama Mittal. Ma cambiando il nome degli addendi, agli occhi di chi ne chiedeva e ne chiede ancora la chiusura, il risultato non cambia.

https://www.youtube.com/watch?v=bT17biO9ak8&t=20s

C’è un elemento in più, stavolta, rispetto al passato: l’insopportabile sensazione che il mondo vario dei No ILVA  vive sulla propria pelle: il tradimento alla voce “chiusura”.

Gli eletti del 4 marzo scorso parlavano di “chiusura delle fonti inquinanti”. Tanti dei loro elettori, soprattutto quelli che l’anno scorso si sono aggiunti sul tema Ilva,  non si attendevano l’accordo con un altro proprietario e men che meno nemmeno l’alleanza di governo con Salvini. Speravano che “almeno loro” mantenessero fede agli impegni politici assunti con i tarantini prima del voto. Sperano ancora che la cosiddetta immunità penale per chi si occupa di acciaio possa essere cancellata. lo hanno chiesto anche gli operai che hanno preso la parola stamane al Plaza (dove hanno manifestato anche gli addetti dell’appalto Difesa).

In definitiva, di questo si tratta… di una speranza andata in fumo. Niente di peggio in politica. Stamattina M5S ha preso ufficialmente il posto di Riva e di Renzi sul proscenio della battaglia tarantina per la Salute e l’Ambiente, consumando come fosse un cerino, in una manciata di mesi, una fetta consistente del 45%  ottenuto nel 2018.

La fiaccolata di lunedì prossimo darà la misura esatta del volume espresso stamane dall’avanguardia che al Plaza s’è fatta sentire e vedere.  Non è cambiato nulla nel discorso di chi protesta, è cambiato l’interlocutore. O il nemico, l’avversario, l’ostacolo.. ognuno lo intenda come crede.